PERTOSSE



Nel libro "Trattato Italiano di Medicina Interna" pubblicato nel 1931, periodo in cui la malattia era molto presente, i sintomi vengono descritti minuziosamente. Riporto questa descrizione dei sintomi della pertosse perché mi sembra importante sapere qualcosa di più su questa malattia per valutare bene i rischi che i bambini corrono se non vengono vaccinati (il testo è scritto in un italiano un po' vecchiotto):

Si sogliono distinguere nella pertosse tre stadi che nella maggioranza dei casi si verificano e si susseguono, cioè uno stadio catarrale o prodromico, uno stadio convulsivo o spasmodico, ed uno stadio risolutivo o terminale.

Il tempo che intercorre tra l'infezione e l'apparizione dei sintomi del primo stadio, cioè il periodo di incubazione, è assai variabile, potendo essere da 1 fino a 20 giorni. Questo periodo clinicamente è silente, vale a dire non è contrassegnato da alcun disturbo o sintomo.

Lo stadio catarrale o prodromico almeno in principio non ha nulla di caratteristico: il malato non è più del solito umore, dimostra facile stancabilità, inappetenza, parla con voce rauca, ha tosse intensa, non ancora però ad accessi, talora starnuta frequentemente e rifugge dalla luce. All'esame clinico si notano i segni di una rinofaringite o laringite o tracheite e spesso quelli di una congiuntivite.

Può esservi febbre, nel qual caso essa è atipica, remittente od intermittente: raramente è elevata (39° - 40°)

Dopo 1-2 settimane quasi insensibilmente si ha il passaggio nel secondo stadio, convulsivo o spasmodico. La tosse si fa più intensa, a poco a poco assume il carattere parossistico, specialmente durante la notte. Tutto ciò avviene mentre i sintomi generali del catarro regrediscono e lo stato del paziente migliora così che egli riprende a mangiare, ritorna ai suoi giochi. Il sintomo caratteristico di questo stadio è l'attacco di tosse o meglio l'accesso spasmodico di tosse.

L'attacco, come riferiscono i bambini più grandi, è per lo più preceduto da un'aura, consistente in un senso di solletico, di secchezza e di bruciore in gola od anche in un senso di oppressione retrosternale. L'aura per lo più non dura oltre 10-15 minuti; ad essa frequentemente si accompagnano sbadigli, sternuti, eruttazioni. I bambini al comparire dell'aura, prevedendo l'accesso, vanno ai ripari: alcuni corrono senz'altro vicino alla madre, aggrappandosi alle sue ginocchia, altri afferrano un oggetto solido, altri se sono seduti od a letto si sollevano in piedi trattenendo il respiro ed eseguendo movimenti di deglutizione. Preceduto da una profonda inspirazione, segue l'accesso tipico di tosse costituito da una serie di violenti, ripetuti e rapidi colpi espiratori, dopo i quali ha luogo un'ispirazione precipitosa attraverso la glottide spasmodicamente ristretta, per cui si produce un suono stridulo, fischiante, udibile anche a distanza, che costituisce la cosidetta ripresa. Questa sindrome può ripetersi due, tre o più volte con una durata variabile da mezzo minuto sino a 10 minuti ed oltre.

Durante l'accesso si può constatare, anche con l'ausilio della radioscopia, che nell'espirazione i muscoli addominali ed il diaframma presentano contrazioni cloniche, e nell'ispirazione, cioè nella ripresa, sono ipertonici. Il volto diventa cianotico, le mucose congiuntivali sono congeste, da esse scolano più o meno abbondanti lacrime. Per attenuare il senso di asfissia il malato prende gli atteggiamenti più svariati: batte i piedi per terra, si incurva in avanti,protende in avanti le braccia, piega la testa in avanti ecc. Spesso per la stasi venosa oltre alla cianosi del volto si nota tumefazione delle labbra, delle palpebre, turgore delle vene del collo. La lingua per lo più è tumefatta, rosso-bluastra, sollevata ad arco e sporge dalle arcate dentarie; molto spesso si forma per causa traumatica un'ulcera sul frenulo linguale. Facili sono le emorragie nasali, congiuntivali. Il polso è frequente (130-140 pulsazioni). All'apparato respiratorio il reperto è quasi nullo, tutt'al più si può ascoltare qualche ronco.

Alcuni riferiscono di aver riscontrato in alcuni ammalati dilatazione del ventricolo destro ed anche del sinistro dovuta, secondo loro, ad aumento di pressione nel piccolo e nel grande circolo.

L'attacco cessa alla fine con l'emissione di mucosità biancastre attaccaticce, ricche nei primi momenti della malattia di bacilli di Bordet e Gengou. Il bambino riprende, se l'attacco non fu eccessivamente violento, le sue ordinarie occupazioni, altrimenti resta per un po' di tempo accasciato, esausto.

Il numero degli accessi varia assai nelle 24 ore. Se ne possono contare 5-6 nei casi lievi ed oltre 30 nei casi gravi. Di regola la maggiore intensità si verifica di notte: il bambino improvvisamente si sveglia già in preda ad affanno e l'attacco incomincia. In questo periodo si può osservare una spiccata leucocitosi e per conseguenza nelle orine un aumento di acido urico.

Lo stadio spasmodico è il più temuto non solo perché è tormentoso per i malati ma soprattutto perché è durante esso che possono avenire complicazioni anche gravi. La sua durata è variabile; nei casi favorevoli dopo 2-3 settimane diminiusce il numero e la intensità degli accessi; poi a poco a poco la tosse perde il suo carattere spasmodico, il sibilo respiratorio scompare, e gradatamente la forma passa nel terzo stadio o di decremento, caratterizzato da una tosse che ricorda quella del catarro bronchiale diffuso.

In questo stadio l'ammalato può persistere nei casi favorevoli per circa tre settimane. L'intera durata quindi della pertosse non complicata si aggira sui due o tre mesi.

Non sempre però la pertosse decorre cui sintomi sopradescritti. Vi sono casi che sono semplicemente sospettati perché la malattia non va oltre il primo stadio, oppure gli accessi del secondo stadio benchè tipici si riducono a due o tre in tutto.

Talora può accadere che il secondo stadio si ripeta: ed infatti il malato sembra entrare nell'ultimo stadio quando improvvisamente si ripetono gli accessi del secondo stadio, magari con intensità e frequenza maggiore di prima.

Nella pertosse sono frequenti le complicazioni. Una delle complicazioni più pericolose è la broncopolmonite: generalmente nella pertosse durante il primo ed il secondo stadio all'apparato respiratorio non si avvertono che rantoli a medie ed a grosse bolle, i quali sono espressione sintomatica di una bronchite: alle volte invece dopo un rialzo termico, o contemporaneamente ad esso, pur rimanendo invariato il reperto palpatorio e plessico si ascoltano rantoli crepitanti, il che sta ad indicare che al processo bronchitico partecipa sebbene in minima misura il parenchima polmonare, cioè si ha la sindrome di un processo di bronco-polmonite. Talora questi focolai bronco-polmonitici confluiscono, il parenchima polmonare interessato è così notevole da provocare un aumento del fremito vocale ed una diminuzione di risonanza sulla parte corrispondente del torace. Alle volte il processo polmonare è così esteso da comprendere un intero lobo, e si hanno allora i sintomi della polmonite lobare che diversifica dalla polmonite crupale se non per la durata, che è molto più lunga, e pel modo di comportarsi della febbre, che è a tipo irregolare e cessa per lisi, se non conduce come avviene spesso, all'esito letale.

La pertosse, per essere una malattia a lunga durata, per la ripercussione che essa esercita sullo stato generale sembra che attenui le resistenze organiche tanto che capita sovente di constatare durante o dopo di essa il passaggio di una forma tubercolare latente in quella patente, oppure di un'altra malattia infettiva (morbillo, influenza, scarlattina).

Frequente è la constatazione dell'enfisma polmonare acuto per rottura degli alveoli polmonari: se l'aria riesce ad insinuarsi nei setti interalveolari può avvenire che l'enfisema arrivi alle pleure e lacerandole dia luogo ad un pneumotorace oppure ad un pneumopericardio o ad una enfisema sottocutaneo al torace, al collo e persino agli arti se l'aria riesce a farsi strada fino a queste regioni.

Frequenti sono le rotture vasali, le quali possono prodursi nell'apparato respiratorio e dar luogo ad emoftoe nel momento in cui avviene, durante l'accesso, una ispirazione forzata a glottide chiusa. Oppure le rotture vasali possono interessare, sebben raramente, altri sistemi come il cervello, le meningi, ecc. con conseguente sintomatologia (afasia, cecità, sordità psicosi, paralisi, ecc.)

Tra le complicanze, le convulsioni meritano di essere accennate per la frequenza specialmente nei piccoli bambini, e fra questi in modo speciale negli spasmofiliaci, e per l'apprensione che destano. Si tratta per lo più di convulsioni, talora generalizzate, esclamptiche, che susseguono ad un accesso durante il quale avviene la chiusura della rima glottidea per spasmo della glottide. In questa grave evenienza si ha arresto del respiro, cianosi, collasso, spasmi e scosse muscolari parziali o diffuse. Se lo spasmo della glottide e la relativa chiusura della rima persiste a lungo può aversi la morte fulminante per asfissia !

L'esito letale può aversi, anche meno rapidamente, per esaurimento delle forze del piccolo malato specialmente se le convulsioni si susseguono con una certa frequenza.

Anche altre complicazioni possono verificarsi nel corso della pertosse come le ernie, il prolasso del retto, l'iridociclite, ecc.

Trattato Italiano di Medicina Interna a cura dell'Istituto Biochimico Italiano - 1931 - IX° Società editrice libraria Milano © Istituto Biochimico Italiano


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